Polizia valutaria: 9 arresti per false fideiussioni e bancarotta
ROMA – Dalle prime ore di questa mattina, i finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, delegati dalla Procura della Repubblica di Roma, stanno eseguendo, su tutto il territorio nazionale, 9 misure cautelari restrittive della libertà personale, di cui 3 in carcere e 6 ai domiciliari, procedendo anche a numerosi sequestri.
L’accusa principale, formulata dai magistrati capitolini, nei confronti degli arrestati è di aver creato un’associazione per delinquere finalizzata principalmente all’abusiva attività finanziaria ed alla bancarotta fraudolenta.
A finire in cella come capi dell’associazione sono stati M.N, M.S e M.B, tutti, tra l’altro, ben noti alle forze dell’ordine, essendo già stati arrestati per fatti analoghi a novembre 2014.
Il meccanismo truffaldino ideato consisteva nel costituire diversi confidi, consorzi operanti nel mercato finanziario esclusivamente per garantire l’accesso al credito dei propri soci, utilizzati dal sodalizio criminale per finalità non consentite dalla legge, garantendo privati ed istituzioni pubbliche. Ai contraenti, venivano proposte anche polizze emesse da società finanziarie e, addirittura, da una compagnia assicurativa estera attraverso un broker italiano riconducibile sempre al sodalizio.
Proprio importanti enti pubblici risultano tra le vittime di questo sistema, in quanto principali beneficiari delle garanzie “abusive”: tra di essi vi si trovano ambasciate e consolati di diversi stati esteri, ministeri, enti locali, prefetture e università.
Prima dell’arrivo dei finanzieri, l’associazione criminale aveva emesso più di 6700 polizze fideiussorie, raccogliendo premi per oltre 13 milioni di euro e garantendo un capitale complessivamente superiore a 730 milioni di euro.
Molta parte dei premi raccolti, attraverso bonifici per consulenze e prelevamenti di contanti, era stata sottratta dalle casse delle società, che venivano così lasciate prive dei fondi necessari per le eventuali escussioni delle polizze: gli importi distratti ammontano ad oltre 4 milioni di euro. A causa di questo meccanismo, per uno dei confidi, è intervenuta addirittura la sentenza di fallimento.
Dalle indagini è poi emerso che uno dei tre a capo dell’associazione, aveva omesso di presentare la dichiarazione dei redditi per l’anno 2012, evadendo l’Irpef per circa 250 mila euro. E’ stato disposto, così, il sequestro preventivo per equivalente nei confronti dello stesso, per lo stesso ammontare, oltre al sequestro preventivo dei saldi attivi presenti sui conti correnti dei confidi e dei principali soggetti coinvolti.
Tra i reati contestati ai vari indagati, figurano anche l’appropriazione indebita, il mancato adempimento degli obblighi di adeguata verifica della clientela, la formazione fittizia del capitale sociale e l’ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza.