Fidejussioni tossiche, pronto il dossier di Ucic-Prc: “Sia ristabilita la verità”
Presentato il documento che ricostruisce la storia dei quasi 16 milioni di euro in false garanzie. Attacco all’amministrazione: “Nasconde le sue responsabilità”
Fidejussioni tossiche, pronto il dossier di Ucic-Prc: “Sia ristabilita la verità”
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‘Il silenzio degli insolventi – Il sistema delle fidejussioni tossiche a Pisa’. Si intitola così il dossier redatto da ‘Una Città in Comune’ e Rifondazione Comunista che come dice nell’introduzione tratta del “naufragio della ‘Pisa dei miracoli’ fra fidejussioni tossiche, speculazione edilizia e irresponsabilità amministativa”. In 22 pagine si riassume quelle che sono state le indagini della formazione politica, con dettagli ed analisi circa le 31 polizze ‘carta straccia’ per un valore di 15 milioni e 800mila euro di garanzie inefficaci.
Il documento è stato presentato dal consigliere comunale Francesco Auletta, dal segretario provinciale di Rifondazione Comunista Andrea Corti, da Guido Cerbai del Circolo Prc di Porta a Mare e dall’avvocato Claudio Bonelli. Sarà presentato nelle prossime occasioni pubbliche, intanto è lo stesso Auletta ad introdurre l’obiettivo politico del dossier: “Ristabilire la verità, visto che l’amministrazione sembra voglia chiudere tutto a tarallucci e vino, magari approvando in Consiglio Comunale la relazione votata in Commissione, dando qualche sanzione ai dipendenti e così scaricare la responsabilità che è invece tutta politica”.
L’esponente di Ucic-Prc informa che a fine ottobre la lista stessa ha presentato 2 esposti in Procura, prima del Comune, più una segnalazione il 24 dicembre alla Corte dei Conti. Appare quindi probabile che la vicenda stia proseguendo il suo iter in tali organi di controllo, a cui viene chiesto anche di verificare se “l’importo delle fidejussioni sia stato pari, come previsto dalle convezioni, al costo delle opere maggiorato del 30%”.
“Definiamo ‘sistema’ quello delle fidejussioni di Pisa non per caso – sostiene sempre Auletta – dato che in 2 mandati il sindaco non ha mai disposto nessun controllo. Lo ha fatto solo il 29 ottobre 2015 con la lettera alla Banca d’Italia, il giorno dopo che denunciammo le fidejussioni della Sviluppo Navicelli. Su 15,8 milioni di polizze false l’80% viene da 4 società, Navicelli, Boccadarno, Gruppo Bulgarella e Cooper 2000. Le prime due poi hanno come unico insieme Stefano Bottai, sono quindi in pratica 3 gruppi imprenditoriali, che peraltro si rivolgevano alle stesse società finanziarie fittizie, perpetrando comportamenti omissivi di mancato avviso al Comune circa il fallimento degli enti che emettevano le fidejussioni. Perché non hanno mai preso misure in merito o chiarito pubblicamente le loro posizioni?.
La vicenda comporta danni anche alle casse comunali, come è stato per il centro di raccolta rifiuti di via del Gargalone: “E’ stato rifinanziato con 250mila euro con la variazione di bilancio di novembre – ricorda Auletta – un danno conclamato. Di questo e di tutto il resto deve rispondere l’amministrazione, per noi è una battaglia politica. Sapeva da gennaio 2015 di problemi, da quando tornò indietro la raccomandata alla Union Credit, ma non fece niente. E’ lei a dare direttive agli uffici. Ha steso tappeti rossi per pochi imprenditori, accumulando 6,2 milioni di crediti da Bulgarella di imposte non pagate, con il porto di Pisa che deve ancora 8 milioni per i terreni non pagati. Facile così fare gli imprenditori”.
Sulla questione del lavoro si concentra Andrea Corti: “Le avvisaglie sia stampa che istituzionali c’erano per accorgersi di quanto stava accadendo ed era compito degli amministratori controllare. Con queste pratiche si è generata una distorsione del mercato ai danni della parte di imprenditoria sana: verso questa parte lesa l’amministrazione non si è mai fatta sentire, un segno di posizione poco super partes”.
Sul lato tecnico a delineare i margini oscuri della vicenda è l’avvocato Claudio Bonelli, ex assessore degli anni ’60-’70. Colpisce il professionista la somma irrisoria che sono costate le fidejussioni, cioè quanto ha pagato l’imprenditore per avere la garanzia. In un caso, su 2 milioni e 149mila euro, è stata versata la cifra di 23mila euro (Navicelli), in un altro su 652mila euro solo 3.950 euro (Frati Bigi). “Si tratta di un valore sotto l’1% – afferma Bonelli – quando si chiede dal 10-20%. Solitamente quando arriva un credito, tipo un assegno, si chiama la banca per sapere se è coperto: in Comune non è mai successo. La ricezione della fidejussione sarebbe dovuta essere fatta dall’ufficio legale, in grado di valutare la regolarità di un contratto, non da geometri o uffici tecnici”.