False fideiussioni, nel chietino svolte perquisizioni
In una inchiesta nazionale sulle false fideiussioni, nel chietino scattano perquisizioni dei finanzieri di Bologna
L’inchiesta riguarda due distinte organizzazioni criminali che, operando di fatto allo stesso modo, gestivano due consorzi di garanzia fidi che rilasciavano garanzie fideiussorie a prezzi vantaggiosi ma senza disporre delle previste autorizzazioni e senza le coperture finanziarie per far fronte alle stesse. Perquisizioni anche nel chietino della Guardia di Finanza di Bologna, nell’ambito dell’operazione ‘Carta straccia’, coordinata dal Pm Marco Forte. 22 le persone denunciate, a vario titolo per associazione a delinquere finalizzata all’esercizio abusivo dell’attività finanziaria, riciclaggio e truffa. Latitante un destinatario di provvedimento di arresto. Sottoposti a sequestro 600.000 euro, su disposizione di Gip. Perquisizioni e sequestri nelle province di Bologna, Milano, Roma, Napoli, Frosinone, Varese, Chieti e Taranto, con il coinvolgimento anche delle Procure di Milano e Cassino.
IL GIRO DI FALSE FIDEIUSSIONI SUPERAVA I 100 MILIONI – Le indagini del nucleo di polizia tributaria hanno ricostruito il ‘modus operandi’ delle due organizzazioni, la prima legata al Consorzio Italia Fidi, la seconda al Consorzio fra cooperative di garanzia fidi e associazioni autonome di Conafi. I consorzi, secondo l’accusa, individuavano potenziali clienti, enti pubblici e soggetti privati, con pubblicità sul web o attraverso una rete di broker, anch’essi finiti indagati per aver indirizzato la clientela verso prodotti finanziari fasulli, attivi in varie città. Le garanzie fideiussorie offerte avevano prezzi vantaggiosi, il 50-60% in meno di quelli di mercato. Oltre all’emissione delle garanzie senza titolo, è emersa anche la distrazione di somme mentre era in corso la procedura fallimentare, con la conseguente contestazione di bancarotta fraudolenta. Circa tre milioni di euro arrivati dai clienti, attraverso manovre finanziarie, sono stati movimentati su conti intestati a società italiane ed estere, poi ‘polverizzate’. I 600mila euro sequestrati sono le risorse che si è riusciti a bloccare, prima che scomparissero definitivamente.
Nel primo caso, tra il 2013 e l’aprile 2015, data del fallimento del consorzio, sono contestate operazioni garantite per circa 16 milioni, pari a 23 polizze fideiussorie, con un ingiusto profitto a danno dei clienti di circa 206mila euro: 10 beneficiari erano enti pubblici; nel secondo filone d’indagine si tratta invece di operazioni garantite per 50 milioni, 445 fideiussioni emesse, di cui 114 a favore di enti pubblici e 331 a persone fisiche o giuridiche: in questo caso l’ingiusto profitto calcolato dagli investigatori è di circa un milione.