False fidejussioni, in cella broker:
nel 2003 inguaiò la Roma
Amedeo Santoro rischiò di non far iscrivere la Roma al Campionato di Serie A. Il totale di premi intascati pari a 4,2 milioni di euro Coinvolte anche altre nove persone
Attraverso una galassia di società finanziarie avrebbero venduto a privati ed enti pubblici polizze fideiussorie prive di coperture finanziarie.
Un’operazione pianificata e portata a termine da Amedeo Santoro, noto alle cronache per essere stato nel 2003 il broker che rischiò di non far iscrivere la Roma al Campionato di Serie A facendo sottoscrivere ai vertici della società giallorossa fidejussioni false.
Un gioco stavolta costato caro a Santoro, finito in carcere, dove è stato trasferito lo scorso mercoledì su richiesta del pm Carla Canaia.
Una classica volpe che perde il pelo (e anche il cognome – il Tribunale di Napoli gli ha concesso il cambio all’anagrafe, dove adesso è registrato come Amedeo Vietri) ma non il gusto, secondo la procura, di provare a piazzare fidejussioni taroccate.
In questo caso il totale dei premi intascati è stato di quasi 4,2 milioni di euro.
Un bottino che non sarebbe finito solo nelle tasche del 73enne partenopeo, condannato in primo grado nel 2009 a tre anni e mezzo per la vicenda in cui insieme alla Roma rimase impigliato anche il Napoli.
Nell’inchiesta sono coinvolte altre 9 persone, 6 agli arresti domiciliari.
Si tratta Anna e Daniela D’Anna, Stefano Cangini, Carlo Dell’Olmo, Luciano Massoli, Paolo Pirolo e Adriano Fantoni.
Il gip ha invece disposto l’interdizione dall’esercitare l’attività d’impresa per Alberto Giuseppe Valmori, Salvio Gallo e Angelo Esposito.
Tutti sono indagati per associazione per delinquere finalizzata all’attività abusiva finanziaria e all’auto riciclaggio. Il gruppo, secondo la procura, sarebbe stato operativo tra il 2013 e il 2016.