Fideiussioni fittizie, il comune di Pisa rischia milioni
Pisa. Garanzie che in realtà erano carta straccia, servite anche per costruire il più grande punto vendita Ikea della toscana. Poi misteriosamente fallito
Ora l’amministrazione pisana, che rischia di perdere come minimo una decina di milioni di euro, annuncia un esposto alla magistratura e un’inchiesta interna. Ma questo avviene solo dopo le ripetute denunce del gruppo consiliare Una città in Comune-Prc, che indagando sulle politiche urbanistiche comunali si è accorto che, dal 2009 al 2013, le fideiussioni presentate per alcuni permessi a costruire erano solo carta straccia. Non su casi di poco conto: si va dalle garanzie presentate dalla società Sviluppo Navicelli, che ha ceduto per 22 milioni alcune sue aree a Ikea per la costruzione del più grande punto vendita toscano della multinazionale, alle fideiussioni del gruppo Bulgarella per gli interventi urbanistici del parco delle Torri, della piazza del Terzo Millennio, dei Frati Bigi e della ex-colonia Vittorio Emanuele II.
«Quello che emerge dai documenti è sconcertante – spiega il consigliere comunale Francesco Auletta – visto che Bulgarella ha depositato in Comune fideiussioni fittizie per oltre 4,5 milioni, rilasciate da società finanziarie o direttamente non abilitate dalla Banca d’Italia, oppure cancellate dagli elenchi dei soggetti autorizzati perché senza più i requisiti, e quasi sempre al centro di scandali e inchieste».
Fra le società finanziarie utilizzate da Bulgarella compare anche la Union Credit Finanziaria Spa, la stessa a cui ha fatto ricorso Sviluppo Navicelli, presentando anche stavolta fideiussioni fittizie per altri 4,5 milioni di euro. «Da un lato siamo davanti ad un nuovo caso di abusivismo finanziario – tira le somme Auletta – dall’altro l’esame degli atti fa emergere una situazione ancora più grave. Perché siamo davanti a fatto sistemico, in cui ricorrono sempre gli stessi elementi e le stesse modalità operative. Con grandi costruttori che ottengono dal Comune permessi a costruire sulla base di documenti fittizi e società finanziarie farlocche, su cui l’amministrazione non esercita alcun controllo né verifica, sia al momento della consegna sia negli anni successivi».
A palazzo Gambacorti il nervosismo è palpabile. Perché, al di là delle denunce e dell’inchiesta interna, le casse comunali non possono certo contare sulle fideiussioni fittizie per ottenere quanto dovuto – circa 3 milioni – da Sviluppo Navicelli, nel frattempo misteriosamente fallita nonostante i 22 milioni di Ikea e centinaia di migliaia di metri quadri di terreni nell’area della Darsena pisana. Poi ci sono gli incassi non riscossi di Imu e Ici: si tratta di quasi 9 milioni accertati solo per quanto dovuto dalle imprese, di cui una grossa fetta – circa la metà – per i mancati pagamenti del gruppo Bulgarella. Ma nel conto vanno messe decine di polizze fideiussorie per interventi urbanistico-edilizi da parte di altre imprese, la cui validità e quindi esigibilità è ancora da verificare.
«Nei casi accertati – provano a spiegare dall’amministrazione del sindaco Filippeschi – abbiamo già chiesto la sostituzione delle polizze e il pagamento del previsto. Altrimenti useremo tutte le misure necessarie, fino alla presentazione dell’istanza di fallimento di chi non è in regola». Missione quasi impossibile, visto che il gruppo Bulgarella naviga in cattivissime acque nonostante sia stato sostanzialmente scagionato dal tribunale del riesame – così come Unicredit – sui suoi presunti rapporti con Cosa nostra. Mentre la Sviluppo Navicelli è già ufficialmente fallita.