Marino 2, chi garantisce davvero le opere?
È ancora tutto da spiegare il grande affare cementificatorio alle porte di Roma, nel territorio del Comune di Marino, tra Santa Maria delle Mole e il Divino Amore.
Un affarone calato dall’alto che prevede un nuovo paese per molte migliaia di abitanti.
L’investimento nel suo complesso, secondo la rivista Edilizia e Territorio de “Il Sole 24 Ore”, è di 300 milioni di euro.
L’articolo 23 della Convenzione tra la Ecovillage Srl e il Comune di Marino per la mega-lottizzazione in zona Santa Maria della Mole è chiarissimo.
A garanzia dell’esatta e piena esecuzione dei lavori di urbanizzazione oggetto del Programma Integrato che ha consentito tale lottizzazione, il costruttore ha dovuto presentare un’apposita fidejussione.
Questa è una forma di garanzia, una vera e propria assicurazione, che copre i rischi di inadempienze economiche e materiali del costruttore: se questo non paga o non costruisce le opere pubbliche programmate, a tirar fuori i soldi sarà l’assicuratore.
Parliamo di strade, parcheggi, acquedotto, fognature, depurazione, verde pubblico e poi mercati di quartiere, uffici pubblici, chiese, ecc. Nel caso specifico, sempre in base all’articolo 23 della Convenzione, il Comune di Marino potrà chiedere all’istituto fidejussore, ossia ai garanti, di adempiere ai suoi obblighi con una semplice richiesta e senza attendere la sentenza di un giudice.
Tutto questo non è lasciato alla libera contrattazione autonoma tra il costruttore e l’ente pubblico ma è un preciso obbligo imposto dall’attuale articolo 28 della cosiddetta legge urbanistica (la n. 1150 del 17 agosto 1942 e s.m.i.).
Tale articolo prevede pure che il costruttore fornisca “congrue garanzie finanziarie per l’adempimento degli obblighi derivanti dalla convenzione”.
La fidejussione in questione è stata fornita dalla Finworld SpA, che fino alla fine di maggio di quest’anno dichiarava un capitale sociale di circa19,5 milioni di di euro, mentre l’importo complessivo dei lavori per la sola urbanizzazione primaria della lottizzazione è di 13.191.281,57 euro.
E varie altre esose garanzie la Finworld se le accollate in giro per l’Italia.
Come può una società sopportare eventuali esborsi per coprire eventuali inadempienze per cifre così grandi?
GARANTI CANCELLATI
La Finworld è stata cancellata dall’apposito albo il 30 giugno scorso dalla Banca d’Italia. È la seconda volta che le capita nella sua quindicennale storia.
Il provvedimento comunque è stato sospeso a fine luglio dal TAR del Lazio.
Ciò non toglie che a carico di questa società di intermediazione finanziaria (ben diversa da una banca) e dei suoi amministratori, risulti una lunga serie di pendenze giudiziarie e amministrative.
L’ultima ha coinvolto uno dei suoi Consiglieri di Amministrazione, tale Raffaele Ranucci (omonimo del parlamentare del PD) ex Assessore al commercio e alle attività produttive a Formia con la Giunta capeggiata dall’ex senatore UDC Michele Forte.
CHI C’È DIETRO LA PRESUNTA GARANZIA?
Ranucci risulta tra gli arrestati nello scandalo dei fallimenti truccati che negli ultimi mesi ha coinvolto l’ex giudice della sezione fallimentare del Tribunale di Latina Antonio Lollo.
Secondo l’accusa, alcuni commercialisti collusi ottenevano da Lollo gli incarichi per liquidare aziende in crisi, in qualche caso anche quando non c’erano i presupposti, ottenendo dallo stesso giudice il riconoscimento di cospicue parcelle per le loro prestazioni.
Parte di questo denaro tornava poi nelle tasche del medesimo giudice sotto forma di mazzette.
La Finworld era già stata radiata dall’albo della Banca d’Italia e poi riammessa nel 2004.
Negli anni scorsi è stata persino oggetto di una richiesta di fermo amministrativo da parte dell’Agenzia delle Entrate di Teramo per non aver onorato gli impegni assunti.
Tutti i componenti del CdA di Finworld, inoltre, sono stati multati nel 2012 dalla Banca d’Italia per gravi violazioni nei rapporti che regolavano i contratti di finanziamento con gli enti locali.
La medesima società risulta radiata dallo scorso anno dall’albo degli intermediatori finanziari della Repubblica di San Marino.
Nonostante la sospensiva del TAR, sembra dunque che l’“accanimento” della Banca d’Italia contro questa società sia dovuto alla sua presunta pessima inclinazione nell’assumere rischi assicurativi ben al di là delle proprie capacità economiche.
COMUNE DI MARINO, OCCHIO…
Questi sono i soggetti garanti e il tipo di garanzia che ha in mano il Comune di Marino e che sono alla base dello sdoganamento del progetto “Marino Due” al Divino Amore.
Ed è per questo che si potrebbe valutare se il Commissario prefettizio Enza Caporale, che guida quel Comune dopo il rovinoso crollo dell’amministrazione Silvagni, possa sospendere la delibera che autorizzava il megaprogetto edilizio ed eventualmente revocarla in autotutela.
Quella delibera è stata concessa non si sa bene come, visto che manca la valutazione degli impatti sui servizi (quello idrico in particolare) e molto altro.
L’amministrazione guidata dall’ex Sindaco Adriano Palozzi (attuale Consigliere regionale di Forza Italia e coordinatore provinciale di Roma per questo partito), e poi quella del successore Silvagni hanno sempre sostenuto di non poter revocare la delibera perché la società costruttrice, la Ecovillage Tre Srl, avrebbe già maturato i diritti edificatori ed il Comune rischierebbe di dover risarcire i danni. Ma, come abbiamo visto, le cose stanno in ben altro modo.
Chi c’è dietro l’affare: azzardo, editoria e finanza
La società EcoVillage Tre Srl, subentrata alla EcoVillage Srl, fa comunque capo al fondo di investimento IDeA FIMIT Sviluppo le cui quote (600 in tutto) sono state sottoscritte da IDeA FIMIT SGR SpA e De Agostini Invest S.A.
Quest’ultima è la proprietaria della Lottomatica, molto attiva nell’azzardo di Stato, ed ha sede in Grand Rue 9 – 11 a Lussemburgo, mentre dal suo sito Internet apprendiamo che IDeA FIMIT SGR SpA è una Società di Gestione del Risparmio, leader in Italia, specializzata in fondi comuni di investimento immobiliare, con una quota di mercato superiore al 22,5%: ha nel suo portafoglio 9 miliardi di masse in gestione e 39 fondi immobiliari, di cui 5 quotati alla Borsa Italiana.
I suoi azionisti di controllo sono il gruppo De Agostini con il 64,3%, l’Enasarco (Ente nazionale di assistenza per gli agenti e rappresentanti di commercio) con il 6% e l’INPS (guidata all’epoca della stipula della Convenzione con il Comune di Marino dal “mitico” Antonio Mastrapasqua, arrestato nei giorni scorsi per truffa alla Sanità) con il 29,7%.