Le garanzie sono chieste ormai in moltissimi casi, dagli appalti al versamento di anticipi per case in costruzioni alle gare sportive. Accanto alle banche e alle compagnie assicurative abilitate a rilasciarle, un giro di società che non hanno il titolo e neanche il patrimonio. Le inchieste della Guardia di Finanza, la denuncia e il monitoraggio di via Nazionale
ROMA – Dovrebbero garantire, ma invece spesso si rivelano carta straccia. Le fideiussioni sono sempre più a rischio: la Guardia di Finanza negli ultimi mesi ha scoperto truffe miliardarie, come il caso della stamperia clandestina che in un appartamento di Latina ha sfornato polizze fideiussorie false per mezzo miliardo, rilasciate per garantire appalti pubblici e privati e tutela ambientale. E non si tratta neanche della cifra più alta: nel febbraio 2016 a Roma è stato scoperto un giro di Confidi apparentemente legale (erano abilitati a fornire garanzie per le Pmi loro socie) ma che avevano costituito una filiera gigantesca che aveva rilasciato false garanzie per oltre un miliardo.
E’ un giro criminale che si è sviluppato man mano che sempre più leggi hanno previsto il rilascio di fideiussioni: si va dall’installazione di impianti fotovoltaici al visto turistico di un cittadino straniero ai diritti doganali, a volte persino per concorsi a premi o l’iscrizione a campionati sportivi. I casi più diffusi sono gli acconti per le case in costruzione e le gare di appalto pubbliche: il nuovo codice degli appalti richiede una garanzia pari al 2% al momento della presentazione della domanda, e se la società risulta vincitrice del 10%, prima di dare inizio ai lavori. Il moltiplicarsi dei casi in cui si richiede una fideiussione si spiega con l’esigenza di garantire i vari soggetti coinvolti ma, paradossalmente, dal momento che soltanto le banche e le compagnie di assicurazione del ramo cauzioni hanno titolo a rilasciare le polizze, ha avuto l’effetto opposto: la difficoltà a ottenere delle garanzie serie. I soggetti abilitati sono pochi, magari pongono condizioni gravose, per garantirsi a loro volta, e così si è lasciato spazio a quello che è diventato un vero e proprio “network” di procacciatori, una rete capillare di broker pronta a offrire garanzie finanziarie a prezzi convenienti a chiunque ne abbia bisogno.
A denunciarlo la Banca d’Italia, che pubblica dal luglio 2015 sul proprio sito un elenco, che viene aggiornato periodicamente (l’ultimo aggiornamento è del 6 settembre) dei “soggetti segnalati per garanzie rilasciate in assenza di abilitazione”. Scorrendolo, si nota che alcune società sono ormai presenti nell’elenco da mesi: la spiegazione è semplice, la Banca d’Italia non ha alcuna autorità nei confronti di questi enti, si limita a segnalarne l’attività alle autorità competenti, e ad attendere pazientemente che vengano accertati e sanzionati gli illeciti. Se però finiscono in tribunale, o falliscono, o vengono sciolte, queste società entrano poi in un altro elenco, sempre sul sito della Banca d’Italia, quello degli intermediari o dei confidi cancellati.
Può trattarsi di soggetti non abilitati, e quindi totalmente abusivi oppure, oppure di società iscritte negli elenchi tenuti dalla Banca d’Italia, ma ad altri fini, o di Confidi “minori”. I Confidi, (Consorzi e Cooperative di garanzia collettiva fidi) in effetti sono enti che si costituiscono proprio a questo scopo: le norme ne delimitano le funzioni, stabilendo che debbano attenersi all’attività “di rilascio di garanzie collettive dei fidi e i servizi connessi o strumentali, a favore delle piccole e medie imprese associate, nel rispetto delle riserve di attività previste dalla legge”. Quello che invece accade sempre più spesso è che anche alcuni Confidi minori rilascino garanzie in modo indiscriminato, a chiunque, non avendo neanche lontanamente le risorse per tener fede agli impegni assunti.
Almeno per i Confidi minori, però, la soluzione è alle porte: il Testo Unico Bancario stabilisce che debbano essere sottoposti alla sorveglianza di un apposito Organismo, dotato anche di poteri di intervento sui propri iscritti e sottoposto a propria volta alla vigilanza della Banca d’Italia. Si attendono gli ultimi adempimenti formali da parte del Mef per l’avvio del funzionamento di questo ente: quando entrerà in campo, non eliminerà certo il rischio di fideiussioni truffa, ma certo lo restringerà notevolmente. Nel frattempo, meglio controllare con cura i requisiti di chi rilascia fideiussioni, e accertarsi che abbia i requisiti e le autorizzazioni giuste.